I fratelli Cervi appartengono a una famiglia contadina. Nati mezzadri, in un periodo difficile come il ventennio fascista affrontano il rischio di affittare un podere che, grazie alla loro lungimiranza, rendono in breve tempo produttivo. I loro progetti sono fatti di mattoni, di terra e di bestiame, ma anche di ideali e di studio. Appassionati lettori, decidono di fare della biblioteca casalinga una biblioteca pubblica e itinerante, recandosi nelle case della gente per leggere e commentare libri e giornali e diffondere idee antifasciste. Nella loro cascina, durante la Seconda guerra mondiale, danno rifugio a partigiani e prigionieri stranieri fuggiti dai nazifascisti, perché per i Cervi la responsabilità di aiutare gli altri non è un peso ma l’opportunità di costruire un futuro migliore. E per quest’opportunità sono disposti a pagare con la loro stessa vita.